Diciotto anni dopo la mia prima venuta in India sono molto cambiata.
A prescindere dal fatto che ogni volta mi sono posta delle domande ed ogni volta ho avuto le risposte, ora sono più matura; so che Lui è nella mia stanza come nel mandir, e sono tranquillizzata dal fatto che ormai sento la Sua presenza in tutti i meandri del mio essere.
Putthaparti per l’India comincia ad essere una meta di turismo che è già inserita nelle guide turistiche proprio per la presenza del grande Ashram; da piccolo villaggio nell’India più povera si trova ora in una conca tra due costoni di colline a circa mille metri di altezza.
Ormai ci sono palazzi, alberghi, ospedali, scuole, ospedali, perfino l’università, ed il tutto dovuto a Baba; anche la stazione ferroviaria e l’aereoporto.
La città è lambita da un grande lago, che prima era prosciugato, ora è pieno d’acqua ed affluisce nel Citravati, che ormai è diventato una fogna a cielo aperto, come tutti i fiumi in India, Gange compreso.
Pensavo di fare una gita da qualche parte dell’India, magari andare a visitare la giungla o qualche altra città, ma la nostra stanchezza accumulata per mesi ci ha indotto a rimanere fermi in una vacanza di tutto relax.
Mio marito è stranamente calmo e tranquillo, ogni tanto ‘smadonna’ perché non vede Baba da vicino e non riesce a mandargli qualche bacetto, ma poi si cheta e va a dormire dopo una pappata di spaghetti o di qualcos’altro; una volta tornati in Italia in genere il tutto perdura per circa quindici giorni, poi lui riprende il solito tran-tran di fretta incipiente con le solite incazzature per stupidate.
Spero che Baba gli abbia inculcato qualcosa, è già molto che nei nostri discorsi siano saltati fuori i Chakra con gli scambi energetici; gli ho spiegato che l’energia che c’è qui, sia quella emessa per la presenza di Baba, sia quella emessa dalle preghiere e bajan, è talmente forte e pura da depurare tutta la melma accumulata in tanti mesi.

 

Autrice: Raffaella Sathya