È l’attimo in cui scopri il fianco, il momento in cui riesci ad esprimere la tua percezione di fragilità, con posture, parole o scritti imperfetti. E’ anche l’attimo in cui riesci a chiedere aiuto. Somiglia all’ andare a cavallo durante una passeggiata di gruppo nel bosco, e rendersi conto che hai forzato la mano: quando il cavallo ti sfugge ti ritrovi solo, in bilico in mezzo al ghiaione, nell’ attesa che giunga la guida. E impari a star fermo, a respirare: il cavallo deve avvertire che non hai paura…nella vita ci vogliono pause, di calma, di ripensamento, di umiltà. Allora il panico, conclamato ai compagni di viaggio, è la preziosa occasione per rinnovarti, rinnovando anche loro, nella ricerca di un autocontrollo che non sia solo vuota finzione, a comparti stagni, ma ‘piena’ di vita.
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