Un notaio perfino partecipe, almeno in apparenza. Povero diavolo anche il dottore notaio; a suo modo, nonostante il lauto guadagno, costretto ad interfacciarsi con le miserie più assurde derivate dalla spartizione, magari post mortem, del molto, anche poco denaro di cui tutti o quasi sono affamati ; i figli innanzitutto. La povera Viola aveva partecipato ad una seduta del genere, parecchio abbacchiata dal fatto di dovere enunciare un passato infelice ed un futuro incerto, per cercare di tutelare la propria residua esistenza. Lo studio del signor notaio è ubicato in una via famosa a Sanremo. Le finestre del locale in cui Egli riceve i clienti, prima e durante la stesura dell’atto si affacciano sul Corso, quasi davanti al notorio teatro Ariston. Nel bel mezzo dell’atto, il cui contenuto deprimerebbe chiunque, dalla strada dirompe una musica allegra, corale, che invade lo studio. La donna chiede di potere uscire sul balconcino, il notaio la segue ed ambedue ascoltano le note di ‘Lola’, ‘Funiculì, funiculà’, anche altro. In dicembre le bande vestite di rosso rallegrano il Corso con esecuzioni adatte a giorni Festivi, che declamano fede speranza e carità. Viola sorride, chissà mai che quel testamento, così caro per il suo già misero portafoglio non debba servire, che chi dovrebbe dimostrare affetto e rispetto riacquisti un filo di senno e di senso delle proporzioni…
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