Era un uomo di statura piuttosto bassa. Si piccava di avere ancora i capelli scuri, erano radi e li portava tagliati a scodella, talmente alti sul collo da lasciare scoperta la carne, con un risultato spiacevole, innaturale. L’attaccatura pareva posizionata a metà del cranio, ed i capelli producevano l’effetto di un riportino; anche sulla fronte, su cui scendevano con una frangetta disordinata. A parte i capelli, il cranio comunque era ben conformato; l’uomo non poteva venir definito di bell’aspetto, ma sembrava che fosse buono, aperto al dialogo, ‘ equo e solidale’. Insomma, l’aspetto è secondario, e quell’uomo possedeva i requisiti per diventare l’amico migliore. Alice si era trovata a conoscerlo per puro caso ed era iniziata una conoscenza destinata a consolidarsi nel tempo, divenendo una buona amicizia. Oltre che leggere, i due amici scrivevano entrambi, lui di argomenti pratici, economia e politica, mentre lei era più incline agli aspetti relazionali del quotidiano. Così i due si scambiavano frequenti e- mail, in cui Alice pian piano, posta a suo agio, si era sentita in grado di rivelare a quell’anima buona, di nome Mino, le tante questioni che l’assillavano. Mino sapeva scrivere bene, puntuale, attento, preciso, con parole ben calibrate. Piano piano, anch’egli le confidava le proprie difficoltà, ed Alice si permetteva di consigliarlo, di spronarlo contro una certa pigrizia nel curare la propria salute; l’uomo la ammetteva, ma si autoassolveva: ‘ faccio quel che mi piace, sono fatto così’. Una manchevolezza, secondo l’Alice dei primi tempi, non importante. Mino viveva in famiglia, con una zia molto anziana, che fin da piccolo gli aveva fatto da madre. Da tempo, ora che la zia era divenuta anziana, con la sua vicinanza egli la ricompensava di quanto la zia aveva sempre fatto per lui; Mino quindi costituiva il raro esempio di come, anche nel deprecato mondo di oggi, i sentimenti, l’altruismo, la riconoscenza siano ancora principi validi. Fra zia e nipote esisteva un rapporto ombelicale, quando le cose andavano bene ambedue stavano bene, altrimenti ne soffrivano entrambi. Nonostante la zia spesso lo soffocasse con le continue richieste di attenzioni esclusive, Mino la sopportava e la supportava, coadiuvato da familiari che si prestavano; il peso maggiore, però, rimaneva per lui. Alice comprendeva che Mino non avrebbe mai potuto crearsi una vita propria in una situazione del genere, non con una compagna; d’altra parte anche lei, al momento, non ambiva a legami particolari, si considerava un’amica, soltanto un’amica, quindi la questione non la riguardava, non personalmente. Alice, nella sua posizione, si era sempre ben guardata dall’accettare da lui regali impegnativi, e non gliene aveva fatti lei stessa. L’unico vero regalo di Mino, dietro infiniti ringraziamenti da parte di Alice, era stato di dedicarle un po’ del suo tempo per aiutarla nel disbrigo di carteggi in cui lei era inesperta. Da giovane, Mino era stato un tipo belloccio, aveva intrattenuto relazioni amorose con molte donne, ma, per sua indole e per la convivenza con l’amata zia, non era mai giunto ad instaurare un legame serio. Dalle molte esperienze aveva imparato a trattare le donne in modo appropriato, comprendendo le loro esigenze: Mino sosteneva che la donna non è mai solo un pezzo di carne, meglio se fresca, di cui usufruire per la soddisfazione sessuale fine a se stessa; e che, a qualsiasi titolo, in qualsiasi circostanza, nessun essere umano, soprattutto una donna, dovrebbe venire trattato come una pratica, fastidiosa, da liquidare alla svelta. Mino asseriva che un uomo, se lo facesse, sarebbe un bastardo e un vigliacco, quasi un ‘borderline’; insomma, Mino era davvero un gentiluomo, ed Alice era confortata dal fatto di averlo incontrato ed averlo reso partecipe delle proprie difficoltà. Mino al telefono parlava con la sua voce un po’ chioccia, al computer scriveva curando le frasi, Alice ascoltava, ascoltava, parlava parlava, leggeva leggeva. Quante belle e sante parole! Quell’uomo era un angelo, delicato, sensibile, premuroso; benché di persona lo vedesse ben poco, Alice gli si era davvero affezionata. Mino era la prova vivente che le persone sanno essere buone e che non tutti gli uomini sono dei profittatori. Ogni tanto egli riusciva a stancarla, invogliandola, senza parere, a raccontare in dettaglio i fatti propri; d’altra parte bisognava comprendere che Mino aveva bisogno di conoscerla bene per poterla poi consigliare nel migliore dei modi. Alice era contenta che egli ogni volta stesse a ripeterle che lei era intelligente, davvero di sani principi, anche carina d’aspetto, però qualche volta la donna avrebbe preferito distrarsi, passeggiare, ma lui non poteva, gli faceva male una gamba e quant’altro… pazienza! Alla fine era giunta la grande occasione di potere trascorrere qualche giorno vicini. Mino avrebbe ospitato la donna in un’abitazione di sua proprietà, vicina a quella in cui egli viveva insieme alla zia, e i due amici avrebbero avuto occasione di compiere gite. Bene! Alice era davvero contenta di poter stare con lui, di conoscerlo meglio, insieme ai suoi familiari. Solo, una piccola nube in tanto sereno: tempo addietro Mino era uscito in affermazioni un po’ equivoche, quasi volesse proporsi in un ruolo diverso. Sconcertata, Alice aveva reagito: Mino era reduce da una degenza ospedaliera, forse non si rendeva bene conto di quel che diceva. Alice lo aveva attaccato su altri argomenti, la sua beneamata politica, ma l’antifona era ben chiara. La faccenda era rientrata, ed Alice aveva compatito l’amico: l’anestesia dell’operazione gli doveva aver alterato il senso della realtà. Alla vigilia della partenza, ancora una volta Mino era uscito in un’affermazione un po’ strana: quella che era ora di chiarire meglio il rapporto. Alice aveva risposto che a suo parere era tutto ben chiaro, fra l’altro in quel momento si sentiva stanca, non desiderava discorsi impegnativi, di nessun genere, tanto meno campati per aria, e Mino non aveva obiettato. La donna si era nuovamente tranquillizzata: faceva caldo, parecchio, e Mino era ipersensibile al caldo ed all’anestesia! Era anche successo che Alice aveva dovuto toccare con mano che Mino era alquanto svagato per ciò che concerneva i diritti-doveri di un ospite: d’accordo sul fatto di esser ‘sportivi’, ma Alice aveva dovuto elencare ciò che in una casa le sembrava indispensabile, altrimenti non sarebbe partita. A rotta di collo, sempre per il gran caldo che lo opprimeva, solo lui (!), Mino si era affrettato a provvedere. Così garantiva. Giunta a destinazione sul mezzogiorno, Alice era rimasta di stucco. Altro che fiore di benvenuto! Gli oggetti in linea di massima c’erano, la pulizia invece lasciava parecchio a desiderare ed il letto era degno di un lurido tavolaccio. Alice si era rimboccata le maniche, ed in serata la casa era abbastanza pulita, il giorno dopo Mino le aveva portato un materasso passabile, lei gli aveva donato un bell’oggettino, scelto con cura, per ringraziarlo dell’ospitalità, quindi la cosa poteva considerarsi risolta. Mino però era davvero svagato quasi su tutto. Sullo stile di guida, sui luoghi dove recarsi… non sapeva usare bene il navigatore e detestava le prenotazioni al ristorante; spesso si perdeva la strada, si arrivava tardi e ci si doveva accontentare. Insomma, Alice cercava di prendere il buono della situazione… ciascuno ha i suoi limiti…l’importante è venirsi incontro, ma si innervosiva; soprattutto perché Mino parlava dei propri trascorsi sempre incensando se stesso e le proprie frequentazioni, ed Alice, sentendosi quasi posta a confronto e sotto giudizio, finiva col replicare su tono. Strano! Nelle relazioni, soprattutto di tipo amichevole, le eventuali diversità non dovrebbero costituire un motivo di competizione, ma di confronto e di dialogo. Di giorno in giorno la donna era purtroppo costretta a vedere l’amico con occhi abbastanza diversi da prima: brava persona, per carità, assolutamente rispettosa, ma permalosissima, sempre pronta a trinciare sentenze su tutto…insomma, Alice non si rilassava, non riusciva a parlare come avrebbe voluto col Mino che aveva sempre pensato lui fosse. Era anche sopraggiunto un gran freddo, pioveva a dirotto…alla fine Alice quasi contava i giorni per la partenza; ma restava, sperando che il rapporto con Mino sarebbe un po’ migliorato. I familiari di Mino, per quel poco che li aveva potuti incontrare, si erano dimostrati educati e gentili, ed Alice ne era rimasta contenta: una bella famiglia, molto unita! Davanti a tutti, Alice aveva dichiarato che appena possibile avrebbe ricambiato l’ospitalità che le aveva offerto l’amico, ed i familiari parevano soddisfatti. Tutto bene, però Mino continuava a sembrarle diverso da loro, meno schietto. A ripensarci, nei giorni trascorsi insieme, dalla sua bocca uscivano spesso parole che non le piacevano. Mino era pronto a criticare l’aspetto degli altri, anche il vestiario, mentre il suo era sempre azzeccato, se per caso avevano un etto di troppo li definiva ‘ciccioni’, familiari compresi…e le donne? Ecco, a Mino ed al suo grande amico non piacevano le ‘vecchie’. Erano ‘brutte’ comunque, per il semplice fatto di non essere giovani; Alice non aveva mai incontrato il grande e importante amico di Mino, ma sapeva che era abbastanza vecchietto anche lui. Ad Alice discorsi del genere sembravano idioti, anacronistici; siccome lei era amica di Mino e nient’altro, la cosa non la riguardava personalmente, però come donna, non li approvava. Ma loro, cioè gli uomini, ogni tanto si guardano? E i precedenti discorsi di Mino su come si deve trattare una donna, con gentilezza, considerazione…valevano solo per le ventenni? Mah! Una volta, mentre uscivano insieme, Alice si era trovata a dire all’amico, scherzando, ‘i vicini ci guardano, da lontano…penseranno che ti sei messo in casa un’ucraina!’…la risposta era stata secca ‘ se avessi voluto un’ucraina me la sarei scelta più giovane!’. Alice era fuori questione, era un’amica, ma la considerazione di lui non le era piaciuta, nemmeno il tono, da bulletto di periferia; inoltre, anche verso di lei, che comunque era una donna non più giovanissima, non era stato gentile. Una volta, Mino aveva affermato che in quella casa non aveva mai condotto nessuna donna, neppure le donnine allegre per il ‘tempo del piacere’. Ad Alice il discorso non era andato a genio: ‘tempo del piacere’ era un modo di esprimersi talmente antiquato! Al contrario, una sera Mino, sempre parlando di donne, si era messo a sorridere, proclamando in tono beato che in fondo la cosa migliore che può capitare fra un uomo e una donna è una sana scopata. Mah! Niente di strano, però, essendo Alice un’amica, si era chiesta se davvero Mino in una donna apprezzasse il cervello con lo stesso entusiasmo che dimostrava per la scopata. Tante altre volte, di battuta in battuta reciproca, Alice non riconosceva il linguaggio delle dichiarazioni iniziali di Mino sul rapporto uomo- donna.
Cioè, la donna va messa a suo agio, un uomo, se la vuole, se le vuole bene, deve farla innamorare, per le sue qualità, morali, di persona equilibrata, che sente il dovere di aiutare i più deboli, soprattutto le donne, i bambini, gli anziani… ridicoli quelli che dicono che una femmina è frigida, lo è solo se il maschio non la tratta con la dovuta delicatezza… ogni tanto Mino diceva di sé che lui non era ‘moscio’, proprio per niente, ed Alice pensava ‘ buon per te, e a me cosa importa?’. Mah! Dovevano esser battute, come quando, parlando, così per ipotesi, lei gli aveva spiegato che cosa, come compagna, avrebbe gradito da parte di un uomo, e che cosa gli avrebbe poi regalato a sua volta; Mino aveva risposto ‘ il biglietto d’ingresso quindi sarebbe di 5.000 euro?’…Alice non aveva raccolto, non per se stessa, ma le era spiaciuto: lei parlava di sogni, di doni reciproci come espressione di un legame importante, lui parlava di ‘biglietto d’ingresso’…che battuta infelice! Di battuta in battuta, giunta al suo domicilio, ripensando all’intera vicenda, Alice aveva pensato che fosse meglio sondare il terreno, non si sa mai. Lei era e restava un’amica, ma si era trovata in imbarazzo, non capiva il senso e lo scopo di alcune ‘battute’. Questa volta Alice non aveva attaccato su un altro, ma era andata dritta allo scopo, appunto, non si sa mai. Nelle ultime e-mail Mino aveva iniziato a chiamarla ‘dolcezza’ e ‘tesoro’, aggiungeva che ‘sarebbe stato più carino con lei’ non appena avesse terminato i suoi impegni, riempiva le mail di ‘emoticon’ con fiori sorrisi e bacini; le consigliava con eccessiva insistenza di tagliare i capelli per sembrare più giovane (?). In quel periodo Alice portava i capelli della lunghezza che le riusciva più comoda. Non le interessava ‘sembrare più giovane’. La volta in cui lei, vedendolo irritato, aveva suggerito all’amico di modificare il taglio per riuscire a rimanere più in ordine ogniqualvolta si levava il berretto, lui aveva sbuffato, aveva estratto il suo pettinino dicendo ‘orco cane’ e lei non aveva insistito. Non si deve invadere troppo il campo altrui, in nessun genere di rapporto, ma soprattutto nell’amicizia. Se a Mino piaceva imbiancare e fare l’orto, non per necessità, coltivasse i suoi hobbies evitando movimenti nocivi al proprio fisico, e se ad Alice piaceva ballare, poteva farlo senza sentirsi rimproverare che a lui non interessava, e chiedere perché lei lo facesse…per ‘esibirsi’? Insomma, Alice aveva ritenuto che fosse proprio opportuno ribadire che lei non aveva mai provato per lui null’altro che un senso di sana, affettuosa, sincera amicizia, e, nel dirlo, si alleggeriva un pochino del pepe che era stata costretta a ingoiare insieme alle battute sulla carne, fresca. Inoltre, bisognava ristabilire i giusti confini: quando ci si vuole bene i rapporti vanno coltivati, rivisitati, nel sano rispetto reciproco. Alice si dichiarava felice dell’accoglienza amichevole da parte della famiglia di Mino, e del regalo beneaugurante che aveva ricevuto da parte della sorella di lui. Per lei, in quel momento, l’accoglienza di tipo familiare era il dono più bello. Che disastro! Alice era stata Licenziata all’istante!! Mino, l’omino piccolino di aspetto, era ancora più piccolo dentro. ‘Ci sei o ci fai’, ‘ tu sfrutti ‘, ‘sei frigida’ ‘ sei squilibrata’ ‘se vai avanti così perderai tutte le amiche’ ‘attenta, se cadrai io non ci sarò e ti farai male’ erano state le parole migliori. Mino la conosceva fin troppo e pestava con tremenda ferocia sui tasti che sapeva avrebbero potuto destabilizzare e far soffrire la donna; specificava di trattenersi dal dire fino in fondo tutto ciò che, dopo ‘attenta, lucida ed equilibrata analisi’, pensava di lei. L’ignobile amico ora inventava di sana pianta subdole ‘avances’ da parte di Alice (?), nomignoli(?) che a sentir lui lei gli aveva affibbiato, ed asseriva tutto il contrario di ciò che aveva sempre sostenuto. ‘L’amicizia uomo donna non esiste se almeno uno dei due piace all’altro’… peraltro Mino sosteneva di non essere innamorato di Alice. Dunque, se nemmeno era un po’ innamorato, e meno male…perché tanta cattiveria, tanta furia? Perché infierire senza attenuanti a favore della povera amica? Alice era addolorata di venire piantata in asso in quel modo, aveva atteso, dopo un poco di tempo aveva anche provato a scrivergli in modo pacato e amichevole, era giunta a dire’ ti perdono, perdona anche tu’. Nel senso che magari entrambi avevano un po’ esagerato con le parole…Niente! Il tipetto aveva chiarito che come amica Alice non gli interessava, ne aveva già una fidata, più di una, e tutte lo trattavano col dovuto rispetto; ripeteva che lei lo aveva imbrogliato, mentre lui si comportava ‘secondo natura ‘. Che recarsi da lei era scomodo, il percorso non gli piaceva, non riusciva mai ad imbroccare la strada giusta. Lei aveva abitudini troppo diverse, concezioni altrettanto. Lui se ne voleva stare tranquillo nel proprio brodo, e visto che i brodi non corrispondevano, soprattutto perché lei non scopava, che poteva farsene di una così? C’erano donne che non si facevano tanti problemi, era sufficiente il certificato medico per avere rapporti. Alice era triste, pensava che lui queste cose le aveva sempre sapute, che lei non era il tipo di donna da anteporre il sesso al rapporto di tipo umano, tanto meno per sfruttare la cosa, ma si era ostinata a pensare che lui la stimasse come persona, come lei, nonostante le innegabili diversità, stimava lui. E che l’affetto, il desiderio sincero di volersi bene, il bene reciproco, valesse tanto da rimanere comunque uniti. Nel dialogo, senza altro fine. La donna, nei dubbi esistenziali, alla fine aveva perfino narrato, obiettiva, la successione dei fatti, chiesto pareri a chi poteva conoscere a fondo le dinamiche del pensiero, soprattutto maschile; la sentenza era giunta veloce, impietosa. Bisognava rassegnarsi, accettare, Alice era stata un’ingenua: l’omino col taglio a scodella si era solo ben mascherato, senza alcun rispetto, ‘velando’ le reali intenzioni. Mino non era amico di Alice, neanche l’amava, semplicemente voleva esibirla per quel che poteva valere e portarsela a letto, adeguarla ai suoi schemi; studiato il soggetto, aveva lavorato con metodo nel modo opportuno per riuscire nell’intento nei tempi programmati da lui. Alice non era un essere umano, ma una ‘cosa’, sua. Magari se ne sarebbe anche preso cura, come no? Il cervello? Ma chi se ne frega? Per uno così, una femmina non è una persona, conta solo la riscossione in ‘natura’ e l’omologazione al suo modo di vivere. Quell’uomo era un arido, proteso soltanto al conseguimento dei propri piaceri e comodi, probabilmente mascherava con tutti, anche con quei familiari cui comunque si rapportava dall’alto al basso, potendo, coi suoi quattro soldi e le sue competenze altrettanto, proporsi da ‘benefattore’. Piccolo fuori e piccolo dentro: due anni di belle parole, di apparente dialogo, di grande ‘amicizia disinteressata’, vicinanza…a che cosa? Non certo ai bei sentimenti, agli impegni presi, ad un essere umano con la sua individualità, uomo o donna che sia, ma solo alla trippa per gatti, neanche freschissima, e al possesso di una persona, femmina. Da ‘proteggere’ Tutto lì….
… ho trascritto questa piccola triste, trista storia, abbastanza comune, perché continuo a pensare che il rapporto uomo donna, e non solo quello, stia diventando sempre più sterile, utilitaristico,confusionario. Gli omini ‘piccoli piccoli’ sono troppi, e le donnine ‘piccole piccole’ li stanno imitando…la vicenda narrata, nella sostanza, si potrebbe di certo ribaltare al contrario. La morale? Siamo Persone… e, se lo siamo, non sarebbe tanto difficile evitare di soffrire e fare soffrire…o no?…
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