La “Missionaria”
Una sera, dopo una lunga giornata all’insegna della corsa continua per riuscire a restare a galla nel solito mare di grane, Viola riceve un messaggio su messenger. Era di una tizia praticamente per lei sconosciuta, ai tempi intravista su fb. Si trattava della si fa per dire compagna di una persona con cui in perfetta amicizia ancora ogni tanto Viola intratteneva un rapporto cortese tramite qualche telefonata o messaggio in wa. Si parlava del più e del meno, salute, figli, considerazioni sulla vita in generale. Viola cercava di essere sempre gentile e disponibile, la persona soffriva di un male difficile da gestire e, tranne che si avverasse qualche scoperta scientifica, purtroppo degenerativo e incurabile. Giusto nel pomeriggio la persona si era fatta sentire e guarda caso fra gli altri discorsi, quando Viola le aveva chiesto come stesse la sua compagna, la persona era divenuta evasiva. Col senno di poi, visto il tenore del messaggio, non solo uno, Viola avrebbe dovuto capire che la signora proprietaria e compagna era partita all’attacco. Innanzitutto quella sera la proprietaria, Missionaria e compagna, apostrofa Viola intimandole di sparire dalla vita sua e del povero diavolo su cui lei evidentemente deteneva il comando, estendeva ali protettive contro chiunque osasse accostarlo, si arrogava il diritto di decidere chi, dove, come, manco lui fosse incapace di intendere e di volere. Alla faccia del libero arbitrio e dell’autonomia personale, sempre si intende nell’ambito della correttezza interiore e nei confronti degli altri! Viola, stanca, cade in trappola. Invece di ignorare l’offensivo messaggio ribatte la sua buonafede, e quella rincara la dose accusandola di essere frivola, vacua, una persona cosiddetta di mondo completamente inadatta ad intrattenere un qualsivoglia tipo di rapporto col suo compagno, anzi di averlo descritto in non si sa quale racconto come persona valevole di stima zero. Di provare per lui solo pietà. E la accusa di non so quante altre miserie. Innanzitutto, Viola a stento ricorda il racconto, generico, meglio, di genere, scritto per enunciare difetti purtroppo abbastanza comuni… magari era pungente per, non si sa mai, aiutare a spronare chi lo leggesse e ci si volesse riconoscere, a superare tali difetti. Il libero arbitrio, la capacità e la volontà di scegliere possono fare miracoli. Ad un certo punto dello scambio di pesanti messaggi in cui Viola si trovava nella situazione di doversi difendere, la donna ricorda di avere insignito l’accusatrice di ipocrisia e financo ignoranza. Non offese, ma constatazioni. Ipocrisia in quanto la missionaria di buon grado accettava la presenza della moglie separata ma onnipresente della persona, disposta ad immolarsi se la vera padrona avesse voluto tornare col coniuge. Ed allora, cosa aveva mai da ridire su un rapporto amichevole completamente a distanza , intessuto soltanto di sincero affetto per una persona che secondo Viola doveva ancora finire di crescere, prendere atto di se stessa coi suoi limiti, accettarsi e vivere il più serena possibile senza pretendere, dietro l’alibi della malattia, di raccontare un mucchio di balle ed usare le altre persone a piacimento. La vita è un banco di prova da cui non si sfugge, in vista di un meglio da conquistare. Niente cade nel piatto e Viola aveva avuto modo di conoscere quella persona sotto molteplici aspetti, alcuni , diciamo, poco consoni al viver comune, ed a cui però la persona aveva asserito, dopo avere conosciuta la Missionaria, di aver messo il lucchetto. Mettere il lucchetto peraltro non significa superare il problema, ci si deve impegnare, mica fare i bambini cui viene proibito dalla mamma di turno di intingere il dito nella marmellata. Che poi la persona nonostante la sua situazione amasse fare la piaciona, sbirciare le vicine di casa in deshabilles, questo la sua compagna doveva saperlo, senza scadere nell’accusare velatamente chi non c’entrava…. Ignoranza, in quanto la Missionaria confondeva la pietà con la pietas, termine che significa stima ed affetto. E capacità di provarli. Insomma alla fine Viola si toglie, azzera il contatto; promette a se stessa di non investire mai più tempo con persone confuse, senza altra mira che il prevalere e gestire la vita degli altri secondo un’ottica davvero meschina. Dopo, Viola si chiede se il comportamento aggressivo, quindi insicuro di quella persona fosse la risultanza del tremendo periodo appena trascorso, sotto il terrore del covid 19. Caspita, altro che ‘saremo tutti più buoni’. Al contrario, anche dal punto di vista relazionale, secondo molti bisogna inseguire l’arrocco dentro al proprio orticello, dietro il buon motivo che chi pensa per sé….quanta miseria morale, poveretto quell’universo che ancora ci accoglie. Continuiamo ad offrire la triste, trista testimonianza di essere incapaci di amore. L’unica forma di vera energia che possediamo, salvifica, affidabile e densa di gioia.
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