Silvia era allibita, alla fine ha dovuto alzarsi ed andarsene. Una scenetta davvero comica da un certo punto di vista; dall’altro, tragica, esaminando il contesto. Meglio partire dall’inizio. Da tempo Silvia vedeva in internet una certo tipo di pubblicità, che nel periodo quasi primaverile era andata intensificandosi. La pubblicità riguardava la solitudine, cioè, la sua esorcizzazione attraverso incontri appropriati, per uomini e donne. A vederla, la pubblicità era gradevole, convincente. Due grandi uova dipinte con lineamenti gioiosi e braccine protese da un grande uovo a quell’altro. Ad un certo punto, avendo acquisito familiarità con l’immagine, Silvia si era convinta a provare. Aveva compilato il formulario apposito ed era stata contattata da un’impiegata, quindi aveva fissato un colloquio. Perché no!? Fra l’altro si parlava di offerta- prova, e l’impiegata al telefono, molto gentile e disponibile, lo confermava. All’ingresso nell’edificio, Silvia, un po’ trafelata, si sente allegra, come se si recasse a far visita ad un’amica, una vera donna. Quando entra in ufficio Silvia si trova davanti ad una persona del tutto diversa da come se la era prefigurata. Per niente cordiale, molto fredda; una Persona che sembra fatta apposta per incutere senso di inferiorità all’interlocutore. Il suo sguardo sorvola sull’abbigliamento di Silvia, molto casual, con evidente disapprovazione. Silvia si mette sulla difensiva, d’istinto. Si parla del più e del meno, Silvia prova a proporsi come essere umano, racconta di sé, scherza perfino, da pari a pari, col bel risultato che la Persona le dice se vuole sedersi lei sulla sua seggiola… Ad un certo punto Silvia avverte una sensazione di sete, ed estrae dalla borsa la bottiglietta dell’acqua. Naturalmente chiede se può dissetarsi, così, a canna. La Persona la squadra e le fa notare che la bottiglietta è priva dell’etichetta…Silvia risponde ‘ non è vodka, sì l’etichetta si è scollata ma questa bottiglietta ha il formato e la robustezza giusta per non allagarmi la borsa, non si sa mai, quindi continuo ad usarla…’. La Persona continua a contemplarla con aria di evidente disapprovazione, ed il colloquio prosegue di male in peggio, un parlare fra sordi, dove ogni frase ed ogni parola diventano un mezzo per detestarsi. Silvia vorrebbe anche informazioni concrete, ma il ripiano della scrivania è vuoto di qualsiasi foglio, anche di un semplice elenco di manifestazioni cui potere intervenire, per conoscere gente. Insistendo, Silvia riesce ad addivenire all’argomento denaro, al che la Persona, dopo aver già chiarito che un ‘ suo’ cliente possiede l’aereo privato e ogni volta le indica da che zona a che zona lui intende conoscere nuove persone, spara una cifra allucinante. Al che Silvia risponde ben chiaro che lei cifre del genere non se le può proprio permettere. La Persona, che a questo punto si può definire una sdrumatrice pubblicitaria, avvolge Silvia con un’occhiata di tale disprezzo che la poveretta rivela il disagio con espressione contrita. Al che la Persona infierisce. “Ha finito di farmi le facce?”. Non resta che andarsene; tempo buttato in negativo… ma anche l’enorme sollievo di avere scampato un tremendo pericolo. La sdrumatura pubblicitaria, illusioni gestite con una tecnica di bassa lega… per di più, da parte di donne, per fregare le donne. Quanta bassezza!!