Donna in carriera

Questo racconto è  di quasi dieci anni orsono. A tutt’oggi, come undici altri del genere, era rimasto inedito. I racconti traggono origine da un importante tema di fondo  che ancora non esplicito: ritengo sia facilmente intuibile e sempre attuale.


Da un po’ di tempo viene periodicamente una giovane signora, so che frequenta anche altri studi ma questo non incide assolutamente sulla serenità del rapporto che si è instaurato tra noi: tante persone hanno bisogno di conferme da più parti, è un problema loro. Io credo onestamente di svolgere il mio lavoro al meglio quindi non interpreto questi comportamenti come un gesto di sfiducia nei miei confronti; talvolta indicano forme d’ansia, talaltra rivelano espressioni narcisistiche che spesso e col tempo, se il rapporto si consolida, sono destinate ad attenuarsi o addirittura a scomparire.

La signora si chiama Angelica, è un bel nome e sembra corrisponderle alla perfezione, è belloccia ,anzi bellina, un tipino fine, veste in modo sobrio, quasi mai con colori squillanti, ha un modo di fare un tantino snob, però con misura. Viene in città per lavoro, la sua è la classica vita della pendolare che abita in campagna e passa cinque giorni la settimana in ufficio, infatti i problemi del lavoro sono i più ricorrenti nei suoi quesiti; del marito e del figlio di dieci anni, lei ne ha 35, parla molto poco, qualche volta menziona la suocera che vive con loro, nel senso che abita un piano della casa di proprietà, completa di giardinetto e cane, in zona climatica.

Chiaramente pur non vivendo nel lusso, non ha problemi economici, è cresciuta in una famiglia di solida media borghesia, ha potuto studiare, specializzarsi, in fondo viene a consultarmi come si recherebbe ad un thè con le amiche. Immancabilmente si presenta con un piccolo omaggio floreale o con un pacchettino di biscotti, poi inizia a parlare con vocina tranquilla; sembra perfino un po’ timida, sempre molto manierata, nel complesso è un donnino apparentemente innocuo, di vedute non proprio larghissime ,ma nella media dell’ambiente da cui proviene; certo non mi stanca e nemmeno mette a prova i miei nervi con l’arroganza che purtroppo spesso contraddistingue certi soggetti che mi capitano tra capo e collo.

Più che altro parliamo, anzi negli ultimi tempi quando voglio approfondire un argomento lei quasi rifugge: comincio ad avere l’impressione che deliberatamente voglia costringermi a restare in superficie, e a pensare che prima o poi debba succedere un cambio di copione, magari del genere il volto e la maschera.

Infatti un giorno, mentre stiamo inquadrando la situazione in generale, vedo che il problema verte sì sui soldi, sullo stipendio, sul lavoro, ma ancor più sull’ambito familiare; questa volta decido di metterla alle strette, non la lascio divagare, sento che è arrivato il momento di infrangere una stasi piacevole ma verosimilmente illusoria, insisto nel dichiarare le mie intuizioni e lei dopo una ventina di minuti, di colpo, ammette : “Si, è vero, non ce la faccio proprio più a tollerare la mia famiglia, per essere più precisa quella parte di famiglia che per me è soltanto acquisita, non ho sposato mia suocera, mi è sempre stata antipatica, è una donna che non vale niente, pettegola, impicciona, tirchia, volgare, maleducata; vorrei sapere quanto mi viene a costare farla morire in modo orribile, che soffra proprio per bene, mio marito è troppo affezionato a lei, che ci gode come non mai, è un insulto continuo nei miei confronti, non devo perdonare, ho avuto molta pazienza ma adesso basta, devo punirla!”.

Il tono con cui mi sciorina queste piacevolezze non è più quello dimesso usuale, la donna si è come trasformata, anche fisicamente, le brillano gli occhi, si è messa seduta a busto eretto, gesticola vistosamente, sembra una tigre inferocita.

Lì per lì, la sorpresa è stata forte e stento a credere a quello che ho dovuto ascoltare, cerco di prendere il discorso alla larga, tento di smitizzare riallacciandomi alla ridicolizzazione delle note difficoltà che di norma insorgono nel rapporto nuora-suocera ma lei implacabile non mi ascolta nemmeno e ribadisce con veemenza:

“Deve morire da sola, soffrendo, senza nessuna assistenza, mio marito, le ripeto, le è sempre attaccato alle gonne, e poi c’è ben altro. Mia suocera non mi ha mai potuto sopportare e mi ha messo il malocchio fin da quando eravamo fidanzati; io fingevo di non capire ma sapevo tutto e ho sempre sopportato, adesso è ora di finirla, sì, perché oltre al resto quella mi ha rovinato in tutti i modi, è come se mi avesse legato mani e piedi, non son riuscita a realizzarmi in niente…

Tanto per cominciare non mi sono fatta l’amante che mi meritavo, non ci son riuscita, volevo un uomo adatto a me, ricco, uno che mi riempisse di gioielli, di fiori, di attenzioni: proprio quel che succede in quelle belle storie vere alla televisione o a cinema, certo quelle donne però non hanno addosso il malocchio che ho io. Il marito non c’entra con queste aspirazioni, lui ha il suo ruolo, non bisogna fare confusioni, lui mi serve per la gente, per la rispettabilità, ma la vita, quella vera, è un’altra cosa, un marito comune non può bastare a una donna come me, io sono una signora e mi ci vuole ben altro, quella schifosa mi ha tagliato le gambe e non solo in famiglia, ma anche sul lavoro, cosa che mi cuoce ancor di più.

Io sono bella, brava, intelligente, riservata, insomma una segretaria direzionale perfetta direi: sono anni che inseguo una certa promozione con impegno e costanza, me la merito davvero…per di più il mio capo potrebbe essere per me l’amante ideale, è ricco di suo, è scapolo, potrebbe fare di me la regina dell’ufficio; dovrebbe darmi quel posto perché io sono competente e preparata e invece sembra che non riesca ad accorgersene; poi dovrebbe innamorarsi perdutamente di me perché io ho fascino e classe e invece niente, è come se qualcuno gli impedisse di rendersene conto,proprio come se fosse stregato da un incantesimo.

Anche gli altri, i colleghi, non mi trattano con la stima i il rispetto che mi sarebbero dovuti, è come se ci fosse un sortilegio e intanto ci son certe sciacquette senza un briciolo di cervello che vengono al lavoro in minigonna e così tutti sono lì a sbavare e non capiscono che si fanno prendere in giro, quelle fingono di essere disponibili a tutto e poi ne approfittano per fare carriera alle mie spalle.

La classe non è acqua e io di classe ne ho da vendere, eppure è come se fossi trasparente, nessuno chiede il mio parere, spesso quando ci sono occasioni di incontro fuori dall’ufficio non vengo invitata, il capo poi mi ignora proprio, e pensare che io non faccio mai un’assenza, sono sempre disponibile, certo non mi abbasso quando il tono scade troppo; io non sto agli scherzi pesanti, mi piace che tutto funzioni con signorilità, mi sembra giusto, normalissimo, e sono convinta che il mio discorso non faccia una piega, il fatto è che non vengo capita perché con addosso il malocchio o di peggio nessuno è libero di pensare come dovrebbe, bisogna proprio ucciderla, capito, altrimenti io non riesco a fare carriera, devo vivere senza amore, sono stufa di condurre una vita così mediocre, sono ancora giovane, ho diritto di fare giustizia, quella vecchiaccia.

Con la sua invidia e la sua gelosia ha già prodotto fin troppi danni, adesso deve pagare fino in fondo, chiunque mi darebbe ragione!”.

Devo dire che raramente mi è capitato di incontrare una persona così cattiva, così sottilmente ipocrita: sarà anche paranoica, poveretta, ciò non toglie che io non provi egualmente un senso di repulsione davanti a tanto egotismo, un condensato di perversione e di lucidità che difficilmente si sposano così bene nello stesso soggetto.

Del figlio poi neanche una parola, uno zombi come gli altri degni di vivere solo per fare da cornice a lei, l’Angelica per eccellenza, fulgido esemplare dell’umanità con la U maiuscola.

La rimbrotto seccamente che prima di sentenziare sul destino degli altri farebbe bene a guardarsi per quel che è, che riguardo alla suocera …”Io non mi permetterei neanche di sognarmi di nuocere addirittura in modo efferato ad una povera signora, che per altro mi risulta essere ben diversa da come lei me la descrive: i casi della vita son proprio strani, viene da me un’amica di sua suocera, tra un discorso e l’altro me ne ha parlato spesso, non che me ne avesse detto anche nome e cognome ma da tanti particolari uniti a quello che mi ha detto lei stessa, è indubitabilmente proprio sua suocera; e so che è una persona buona, discreta, che non interferisce per nulla nella sua vita, anzi che il figlio, pur abitando nella stessa casa, sale da lei al massimo una volta la settimana, e che il suo commento è unicamente che i figli hanno la loro vita, che le basta sapere che stanno bene… proprio non combacia con il ritratto che ne ha fatto lei, mia cara signora ; che poi le si voglia affibbiare la responsabilità delle sue frustrazioni e giustificarsi con delle storture mentali è una cosa che non sta assolutamente né in cielo né in terra, se ne vada subito di qui!”.

Di colpo per la seconda volta Angelica cambia tattica, mi interrompe e mi supplica di non cacciarla via, prontamente comincia a ritrattare, cerca di insinuare che forse io ho frainteso, poi scoppia in lacrime e fra i singhiozzi insiste:

“Lei non può trattarmi così, come non fa a non capire che io sono la vittima, che cerco solo di salvarmi, che ho diritto anch’io ad una qualche soddisfazione nella vita !

Non posso sempre subire e poi trincerarmi dietro una maschera di ostilità per difendermi perché son costretta, c’è quel malocchio, mi deve compatire, ormai so che non si può più levare, sono troppi anni che agisce, mi creda, bisogna estirpare il male alla radice!”.

Si accorge che io mi sto proprio arrabbiando, capisce di essersi contraddetta e allora adotta un tono oltremodo mansueto, si asciuga sveltamente le lacrime, si mette a parlare del più e del meno come se non fosse successo niente, accenna ad un forte mal di testa, dice che non si sente bene, che per oggi è meglio smettere, mi sorride, mi saluta e se ne va.

Io rifletto sull’accaduto, sono sicura che senz’altro Angelica partirà alla caccia di qualcuno che l’aiuti nei propri intenti, non mi resta che aspettare e vedere, certo lei ha compiuto l’ennesimo voltafaccia per riuscire a tenermi di scorta, non si sa mai che poi non trovi nessuno con una pazienza paragonabile alla mia….alla fine potrebbe anche riuscire a convincermi!

E poi sa che ho modo di arrivare a sua suocera… meglio soprassedere, poi si vedrà: forse pensa di giocare una partita a scacchi di cui deve poter governare tutte le mosse…

Dopo qualche tempo la mia eroina si ripresenta trionfante ed enuncia.

“Ho trovato chi mi farà uscire da tutti i miei problemi, lei ha torto marcio, si ostini pure nella sua disapprovazione ma stia bene attenta a non parlare male di me con qualcuno… se no…”.

In sostanza mi sta minacciando, stavolta mi infurio davvero, a parte il perentorio consiglio di rivolgersi a chi di dovere, non mi ricordo con precisione ciò che le ho detto, so che è sbiancata e si è diretta quasi di corsa verso l’uscita; tempo dopo sono venuta a sapere che la suocera gode tutt’ora di ottima salute e che Angelica è finalmente in analisi: c’è da augurarsi che riesca ad uscire da tutto quel groviglio di menzogne che si era costruita dentro come un’armatura.

E’ una partita dura da vincere, ma distruggere per costruire è certamente meglio del contrario.