Il tempo è infame. Dopo tanti giorni di caldo ‘africano’ piove a dirotto. La piazza è deserta, i passanti transitano frettolosi sotto gli ombrelli, lanciano appena uno sguardo e proseguono. Conoscenti ed ‘amici’ sono riparati dietro il pretesto del tempo infame e disertano. Sotto il portico sono state approntate tutte le apparecchiature per il concerto, un groviglio di fili, inseriti negli strumenti, in alto capeggiano le casse di risonanza….Fausto si era prefisso di partecipare, a qualsiasi costo, curioso della nuova esperienza. Gli è sempre piaciuta la musica: fra le prime spese non necessarie, egli aveva acquistato per il suo appartamento un impianto stereo costoso, munito di casse ad alta fedeltà, che gli permettessero di ascoltare la musica in ogni locale. Il ragazzo, anche quando si trovava in casa da solo, non avvertiva la solitudine. La musica si infiltrava nell’aria, e, a seconda del genere, gli ispirava sensazioni per cui egli volava al di fuori delle quattro mura fra cui si trovava rinchiuso. Fausto ricorda che quando era piccolo i luoghi pubblici con la musica in sottofondo erano pochi, anche le macchine al massimo erano munite della sola autoradio, quindi la casa rimaneva il luogo preferenziale per ascoltare la musica a modo proprio. Il ragazzo, benché ancora giovane, detestava il volume lasciato alto, assordante, troppo invasivo, che sminuiva il rapporto fra la persona e la musica, trasformandolo in una sorta di rito dove il gruppo prevale sul singolo; a suo parere la magia del suono vocale e strumentale non deve insinuarsi per sollecitare nella gente estemporanee emozioni di tipo tribale, ma scendere nell’intimo della persona per suscitare ed incanalare intense emozioni individuali, da condividere. Il ragazzo era curioso di verificare come sarebbe stata gestita l’esibizione, se per assuefare alla moda, od appunto, emozionare. Fausto talvolta si recava ai concerti da stadio, luoghi di aggregazione in cui l’artista di turno si avvale di raffinate, osannate tecniche e scenografie, ma continuava a prediligere il proprio tipo di rapporto con il suono e la voce. Ecco, nonostante la gente a dispetto delle aspettative sia poca, la band inizia…poche note, la voce si libra, la musica è particolare….Fausto ascolta rapito, si immedesima e contempla rilassato l’ambiente …l’ironia dei grandi ombrelloni bianchi con le sacche di acqua che a tratti dilagano sopra le seggiole vuote, i colombi rintanati sotto l’arcata vicina, le persone in transito, incerte, il fotografo intento a cogliere particolari che rimarranno a far parte dell’album…il ragazzo è appagato, nell’aria invasa di pioggia le casse di risonanza rimandano note variegate di musica e voce destinate a restare nell’anima…quasi alla fine della presentazione smette di piovere, e, nonostante sia tardi,si forma un capannello di gente, che batte le mani e accompagna la band. Il sole fa capolino, le casse rimandano note che ora risuonano più nitide sotto i porticati, invadono suadenti e discrete la piazza, le persone sorridono…Fausto è emozionato, stringe le mani agli sconosciuti, e loro a lui. Acquista il cd, più di uno, li regalerà, raccontando la bella esperienza. A casa riascolta il cd, rivive ciò cui ha appena assistito: voce, musica, comunione di sguardi, e, nella piazza, un accenno di arcobaleno.
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