A COLLOQUIO CON DIO davanti al cancello che porta al museo di Prashanti, ero seduta sulla panchinetta antistante con gli occhi pieni di lacrime, gridavo nel silenzio il nome di Ivan e tu mi hai soccorso. “Tu sei il mio Dio di amore: non piangere…mi hai detto…non ti disperare; varca quel cancello!”. “ Non posso…Signore…non ho il permesso!”. “ Varca quel cancello…è aperto!”. “ Non posso, non ho il permesso…Signore, non insistere!”. “ Cosa noti dall’altra parte?”. “ Signore, vedo fiori, alberi, pace, amore, un mondo di luce”. “ E di qua cosa vedi?”. “ Lo stesso, vedo la stessa cosa”. Uno stuolo di giovani varcò quel cancello con il viso sorridente e tutti guardavano stupiti che io stessi seduta imbambolata su quella panchina. “ Perché varcano la soglia quei giovani?”. “ Perché loro hanno il permesso di passare, Signore”. “Vedi, Ivan è laggiù, in fondo a quel viale, lascialo stare perché lui è felice…torna indietro e riprendi il sentiero percorso, vai davanti alla mia casa”. Ripresi il sentiero desiderosa di sapere cosa ancora volesse dirmi il Signore. Scendendo, canti e preghiere riempivano d’amore l’aria intorno. “Sono qui, davanti alla tua casa; che devi dirmi ancora?”. “ Brava che non hai varcato il cancello e sei tornata indietro, hai tante cose da compiere qui, con noi; non essere delusa, dona il tuo amore a chi lo cerca, Ivan non ne ha più bisogno”. “ Lo so, ho capito, però tu te lo sei preso il mio Ivan, potevi lasciarmelo ancora per qualche anno…perché…perché?”. “ Ti ricordi allora, di quando, tanto tempo fa, tu venisti a trovarmi nella chiesa di S. Anna, dove Ivan fu battezzato? Eri da poco diventata mamma di un batuffolo di ciccia e riccioli biondi! Cosa mi hai detto?”. “ Ti ho detto…ecco Signore, ecco Ivan…è tuo. Fai di lui un uomo di fede, se vuoi anche un sacerdote”. “ Cosa me ne faccio di sacerdoti! Sono pochi che compiono con fede questa missione. Tu mi hai donato Ivan ed Io al momento giusto l’ho trasformato in un astro di luce, ricordi? Tu l’hai donato ed Io l’ho preso”. “ Sì, hai ragione Signore!”. “Ricordi anche quella lettera che Ivan mi scrisse un anno fà? Cosa diceva?”. “Baba, se è vero che tu sei Dio…diceva…mi farai morire come vuoi tu…”. “ Allora, se questa è la sua volontà, perché piangi, madre? Preferivi andare avanti a sballottare tuo figlio fra te e suo padre? A lui, nel suo egoismo, Ivan serviva per alleviare la sua solitudine, a te per esaltare le tue doti materne. Ora Ivan è con Me, nelle Mie mani è la tua promessa”. “ Signore, sono felice che mio figlio sia con te. Ora Ivan è davvero più di un sacerdote, è un uomo di Dio e di fede inglobato a Te.” Da quel giorno ho capito che la morte è la nascita di un’altra vita, e che mio figlio mi ha consentito di varcare la soglia che porta al sentiero dei mondi esterni. Il mondo cattolico mi censurerebbe per queste affermazioni, perché dico che Baba è Dio. Ma perché negare Dio a chi lo cerca?…
Autrice: Raffaella, in arte Sathya
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