Un ricordo

Stanotte è veramente afosa, così calda non ne ricordavo una da tanto tempo: ormai da anni abito vicinissimo ad uno dei laghi alpini e pensavo di goderne del clima lacustre ma ancora non percepisco la differenza nel vivere in città d’estate perché il calore mi pare eguale.

La mia era una città importante, vicinissima al capoluogo regionale, la città delle fabbriche, con un appellativo storico ricordato ancora adesso e forse vanto per chi vi abiti tutt’ora. Un agglomerato che veniva ovattato dallo smog già dai primi d’autunno mentre d’estate si soffriva per la calura e dove il tempo veniva scandito dal suono delle sirene di quelle fabbriche sempre ed in tutte le stagioni.

I punti di ritrovo per noi giovani erano gli oratori oppure qualche sede di partito dove si subiva indottrinamenti simili ma di colori diversi però noi non ce ne accorgevamo per quella necessità di vivere l’esperienza in gruppo e comunque ci andava bene così perché sia, in parrocchie che nelle sedi, il gruppo ci faceva sentire forti, imbattibili, invincibili e  non esistevano ancora differenze ideologiche a mo’ di barriere lo dimostrammo pure quando divenne imperativo il farlo: tutti uniti, bianchi e rossi, nel tentativo di respingere un pericolosissimo e reale disegno involutivo che sfiorò tutta la nazione verso la fine del 1970.

Tutti uniti, tutti ancora compatti, tutti ancora amici perché ci conoscevamo tutti…più avanti, nel tempo. i sottili veleni manichei e gli eventi storici avrebbero avuto il sopravvento ma la solidarietà ed il rispetto rimasero intatti tra noi tutti.

Appena un anno prima, durante i pomeriggi domenicali in oratorio, insegnavo religione ai ragazzi della prima elementare ed erano un folto gruppo e non tutti erano disponibili nell’apprendere a memoria le domande e le risposte del catechismo di san Pio X sicché le giovani menti erano concentrate sui giochi appena lasciati oppure sulla trama del film che sarebbe stato proiettato nell’apposito salone alle ore 16.00 in punto… ma quei ragazzi avrebbero dovuto sostenere degli esami orali a fine anno e l’obbligo impelleva.

Per me era veramente pesante essere il maestro di quaranta vocianti marmocchi e cercavo di attirare il loro seguirmi in tutti i modi, anche con battutine, per esempio come quella volta che raccontai un aneddoto proprio su papa Pio X, cioè Giuseppe Melchiorre Sarto, nato a Riese, in provincia di Treviso, nel 1835, fosse abituato a sbarbarsi da solo la mattina: cosa inusuale per i pontefici del tempo, tant’è che alla meraviglia del valletto di camera che lo vide  il papa rispose, in dialetto, che nel suo paese, sulla bottega del sarto campeggiava anche la scritta di barbiere e perciò lui essendo Sarto era anche barbiere….tutti risero, eccetto Mauro, ragazzino molto sveglio ed anche ben educato, ma quel giorno oltremodo distratto e preoccupato

Alla mia domanda su cosa l’angustiasse rispose che era venuto in oratorio con la bicicletta avuta in regalo e che aveva dovuta lasciarla fuori l’aula didattica, incustodita e senza catena con lucchetto.

Con fantasia, per tentare di sollevarlo e solleticando la sua fede fanciullesca, lo rassicurai asserendo che al suo veicolo avrebbe pensato il Signore di persona: Mauro sorrise rincuorato ma dopo qualche minuto, alla mia domanda “Dov’è Dio?” lo vidi scattare in piedi per la risposta però anziché la canonica frase “Dio è in cielo, in mare, in terra, in ogni luogo: Egli è Onnipresente” esclamò con aria serafica ma convinta “Egli è fuori dall’aula, a controllare la mia bicicletta!”….e giù un altro boato di sane ed innocenti risate.

In quello stesso anno nel capoluogo regionale, pochi giorni prima di Natale, ci fu piazza Fontana.