La sdrumatrice affettiva si era espressa così. Pochi mesi di tempo e dalla prima esclamazione era passata decisamente alla seconda, in cui il ‘respira’ era il ritornello con cui la signora era solita chiudere le conversazioni. Conversazioni concepite come una sorta di atto di carità verso una persona ormai così dipendente da lei, a suo parere, da poterle dire tranquillamente da che ora a che ora venire chiamata, per poco tempo. Si perché la sdrumatrice si stancava con facilità,ormai si annoiava, si sentiva costretta a quei pochi minuti di chiacchierata: la sdrumatrice non voleva più obblighi, di nessun genere. Non più. Andiamo agli inizi. La futura sdrumatrice affettiva, F. S A., era stata accostata dall’ interlocutrice nel corso della primavera. A quell’epoca F.S.A. era in crisi per fatti suoi. Cioè, era in crisi perché riteneva di essere stata offesa da chi le aveva detto che lei non faceva parte della famiglia, quindi era in una fase in cui desiderava prendere le distanze da una certa persona, e di conseguenza anche dalle altre che gli vivevano insieme. L’Interlocutrice, I., era in crisi per fatti molto più gravi ma analoghi, quindi fra le due donne, anche parenti, sembrava ci potesse essere un percorso comune, di collaborazione e di compagnia. F.S.A. si lamentava del proprio alloggio, troppo piccolo, e si dichiarava decisa a volerlo cambiare con uno più grande, nel quale nel caso avrebbe potuto accogliere I., come lei l’avrebbe accolta nel suo. Ci sarebbe voluto del tempo, ma il progetto era quello, ben dichiarato. I. aveva ascoltato e si era fidata. Come diceva F.S.A. era giusto che sua figlia diventasse più autonoma, senza sempre far conto su lei che viveva sul suo pianerottolo. Doveva crescere! Anche perché non si sa mai lei non avesse potuto, doveva imparare a camminare con le sue gambe; era già tardi, ma F.S.A. sentiva il dovere di recidere un cordone ombelicale che per lei stava diventando pesante. Figlia e nipoti sembravano non capire che lei oramai era invecchiata, anche stanca, e doveva pensare a se stessa. Invece sembrava che tutti la scambiassero con la sua auto, di cui possedevano le chiavi e facevano uso quando e come sembrava loro opportuno, quasi senza nemmeno chiedere a lei, che si trovava costretta a prendere l’autobus. F:S:A diceva che in futuro, al fine settimana, se I. avesse nel tempo cambiato alloggio, fosse riuscita ad andare a vivere al mare, si sarebbe recata da lei senza chiedere il permesso a figli e nipoti. I. ascoltava e cercava consolare la sdrumatrice: eh, destino comune a chi invecchia! Spesso i più giovani non capiscono; nemmeno per cattiveria, ma per legge di natura. Sono pochissimi i casi in cui veramente i figli e i nipoti si prendono cura dei familiari come erano state abituate a fare loro; altri tempi! Bisogna pur rassegnarsi e stare vicini ai più giovani, tutto il possibile, ma in autonomia, in primo luogo per non pesare su loro in futuro, in secondo luogo per non venire umiliati al momento della necessità, non si sa mai, in terzo luogo per evitare di dovere finire in quegli orribili luoghi chiamati case di riposo. Quindi, essendo in due, collaborando, la probabilità di raggiungere tutti e tre gli obiettivi migliorava di certo. Questo era stato il principale argomento di conversazione dalla primavera all’estate; condito da altri discorsi, ma il sugo era quello. I. ci aveva creduto, F. S. A. sembrava più che sincera e doveva recarsi da I. quanto prima; invece aveva avuto un leggero incidente …finalmente, in estate F. S.A. si reca a casa di I., in un luogo in cui, rispetto a quello in cui abitava F.S.A., l’aria era molto migliore e la casa dotata di tutto ciò che poteva servire per poter stare comode e larghe. F. S.A. era stata accompagnata dai familiari, di ritorno da una vacanza ed in procinto di partire per la successiva. I. non li vedeva da tempo, comunque l’incontro era andato bene, almeno sembrava. Poi, ciascuno ha il proprio carattere, l’importante è avere obiettivi comuni e andare d’accordo. Collaborare. I. la pensava così. Rimaste sole, F.S.A. aveva detto ad I. “ Agli ordini!”. I. era rimasta stupita ma non ci aveva fatto poi così tanto caso. Forse era un modo di dire, che F.S.A. usava nei confronti della figliola, così per ridere. In effetti la figliola, che I. ai tempi aveva conosciuto poco, fin dal primo momento in cui era entrata in casa non si era fatta riguardo di esprimere giudizi su tutto quel che vedeva. Carattere! F.S.A. le aveva già detto che la figliola ogni tanto aveva il becco un po’ lungo, di non farci caso, era solo spontanea…E così I. aveva fatto. I. ed F.S.A. si erano trovate benino; I. era molto affaticata per il lavoro, ed F.S.A. le aveva dato una mano principalmente per il riordino di troppe carte arretrate. I. provvedeva ad altre faccende, e nel complesso i giorni trascorrevano bene, con qualche gita di mezzo e sufficiente riposo. F.S.A si era anche sfogata sul proprio passato, un passato che I. non conosceva in dettaglio. Una sera si era messa a piangere per via della figlia che non era contenta. I., pur trovandosi in una gran brutta situazione, peggiore di quella di F.S.A., aveva cercato di consolarla. Come F.S.A. aveva cercato di consolare lei. Due sorelle! Giunto il giorno della partenza, come per quello di arrivo deciso in base agli impegni dei familiari di F.S.A., I. aveva pensato che avrebbe rivisto F.S.A. nel giro di un mese al massimo…qualche giorno in compagnia le era indispensabile. Invece F.S.A., per giusti motivi, non aveva potuto raggiungere I. nel luogo in cui avrebbero trascorso una breve vacanza insieme. Il mese successivo era successo qualcosa d’altro, e quello dopo…così era trascorso l’autunno. Il tono di F. S.A. stava cambiando. La sera le telefonate erano più sbrigative, ma un periodo brutto può capitare… I. attendeva con ansia il Natale per recarsi presso F.S.A., anche se l’appartamentino era sempre quello, troppo piccolo. Ma, come diceva F.S.A, l’importante era la famiglia, e che I. stesse tranquilla: ne faceva parte! Invece. Una disgrazia di salute, grave, quindi meglio che I. se ne stesse a casa propria…giusto, giustissimo. Da quel momento tutto cambia. Il tono, il modo, il tenore dei discorsi…La sdrumatrice affettiva ormai conduceva il rapporto, in tutto e per tutto. Sapeva che l’interlocutrice le dava il peso che si dà ad una sorella maggiore, quindi era divenuta dirigenziale. Aveva anche chiarito che per lei venivano prima di tutto figli e nipoti; l’interlocutrice poteva comprendere che dopo la disgrazia la sdrumatrice potesse avere cambiato idea, l’importante era che non la buttasse fuori del tutto; anche parlarne, in sincerità. Ciascuno può mutare pensiero, ma deve dirlo ben chiaro. Invece no. La sdrumatrice affettiva siglava le brevi telefonate serali in cui in sostanza parlava solo di sé e dei suoi guai di salute, oppure delle insoddisfazioni della figliola, con dei ‘ va bon’ poco piacevoli…sempre di più. Con l’inizio del nuovo anno il discorso del potersi vedere comincia ad andare davvero sul vago…sempre di più. Fino a che…l’Interlocutrice una volta perde la calma, sotto stress da intervento. E proclama di avere bisogno di aiuto, di non voler venir presa in giro…Apriti cielo!! La sdrumatrice affettiva organizza una sceneggiata verbale che in qualche modo perviene sulla segreteria telefonica dell’Interlocutrice. Dalle parole si evince che l’Interlocutrice viene considerata una rompipalle, una metti becco, una che pretende di rubare il posto a figli e nipoti…la sdrumatrice affettiva indignata ed urlante proclama che l’Interlocutrice la fa stare male, che quella sera non l’avrebbe chiamata, e non si sa che altro… La sdrumatrice affettiva nel corso della sceneggiata aveva anche particolarmente insistito sul fatto che lei non era stata vicina all’interlocutrice per interesse… comunque oramai aveva deciso di non assumersi nessuna responsabilità, visto il comportamento ingrato della rompipalle. L’Interlocutrice va in tilt, poi qualcuno la aiuta a ricomporre il mosaico. Ci vorrà molto tempo, ma ci si deve pur rassegnare: gli Sdrumatori Affettivi sono i più pericolosi, tanto più se non hanno le idee chiare, nemmeno su loro stessi, o voltano bandiera come gli pare. Ecco, nella seconda ipotesi, si tratterebbe di parenti serpenti. I. preferisce accreditare la prima, compatire, ricordare i vari ‘respira’ che la magnanima era solita dirle ben conoscendo le gravi difficoltà fra cui I. si dibatteva. Reali, immediate, da S O S. E, nell’amarezza del gran dispiacere. ricevuto da una sua simile, una donna, passare oltre.
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