Mi riferisco ad una rete di plastica, a quadrettini minuscoli, inserita in un rettangolo costruito con cornicine di legno. L’oggetto serve per impedire alla micia di cacciarsi dovunque al momento del cambio dell’aria, di nascondersi in modo da diventare letteralmente introvabile. Un pomeriggio in cui c’era gente, dalla terrazza mi sono recata nel cucinino; appunto per il cambio dell’aria nel piccolo ambiente, ribattezzato ‘roulotte’, ho pensato di inserire la rete all’interno dello stipite del corridoio. Ad un tratto, odo un ‘meeeooo’ provenire da dietro la rete, al lato opposto in cui mi sembrava si trovasse la micia. La micia infatti se ne stava seduta a pera sul pavimento, come sa fare lei; una statuina, con gli occhi perduti nel vuoto, in silenzio assoluto. Ero convinta che i miei pochi ospiti fossero scesi tutti in giardino; invece dietro la rete c’è una figura, una persona che incontro ogni tanto, da parecchi mesi. In questo momento, contemplando la scena, capisco che di quella persona conosco ben poco, solo ciò che finora ho potuto ed anche voluto vedere. La persona sta in piedi dietro la rete e continua ad emettere suoni identici a miagolii, delicati; con le unghie graffia la rete, proprio come farebbe la micia per reclamare il passaggio. La micia gira un attimo il muso verso la rete, poi lo rigira impassibile: ha intuito che la persona dietro la rete non imita lei, ‘parla’ con me. La persona mi fissa con occhi spalancati ed ironici, empatici. Io mi fermo e restituisco il sorriso, sorpresa, contenta. A volte basta ben poco per conoscere a fondo una persona: uno sguardo e un atteggiamento sono in grado di rivelare quanto un altro essere umano possieda la capacità di sintonizzarsi con te, senza errore. L’ospite dietro la rete mi stava ‘parlando’ col linguaggio del gatto perché aveva intuito che la bestiola era la mia famiglia. In quel modo mi dichiarava la sua intenzione di essermi amica, amica vera. Mi sono commossa più che davanti a mille dichiarazioni di affetto; mi è rimasto il rimpianto di non aver provveduto ad immortalare con una foto la rete, l’espressione ed il gesto dell’ospite. Gli altri ospiti stanno rientrando dal giro in giardino, estraggo la rete e la persona si unisce alle altre in terrazza, pronta per nuove chiacchiere. Le ho servito da bere, le ho sorriso in modo diverso da prima, più attento. Quella persona rimane un’ospite particolare, la speranza di un rapporto sincero; un ricordo che, quando mi ci soffermo, continua a rasserenarmi.
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