Una persona di mezza età viveva da sola in una casetta circondata dal bosco. Meglio chiarire che questa persona era ed è una persona comune, non un eremita. Soltanto, per un insieme di circostanze, si era trovata a vivere sola in una dimora che invece avrebbe dovuto servire per molte persone. Non saprei come chiamarla, individuare un nome adatto per lei. Chiamiamola Cin. Dunque, Cin, a parte le frequentazioni normali, si era abituato ad una sua solitudine nella casetta circondata dal bosco. A giorni gli era di peso, più spesso ne era felice. Era libero! Trascorreva ore ed ore nel bosco adiacente la casa, fra gli alberi fitti. In teoria quegli alberi gli appartenevano, in pratica, essendo privo di recinzione, chiunque poteva avventurarsi nel bosco; Cin a volte si preoccupava, temeva che qualcuno potesse cadere, farsi del male, e siccome il bosco in teoria gli apparteneva, potesse richiedere un risarcimento. La gente sta solo a chiedere soldi, questo è notorio, e Cin era già stato parecchio scottato al riguardo. Ma, soprattutto, nel bosco si celava un segreto di cui Cin era il custode: nel bosco viveva un cinghiale, che chiamerei Ale. Pare ci fosse anche una femmina, che a questo punto sarebbe ‘Ghi’. Cin-Ghi-Ale. In sostanza, Cin viveva in funzione di Ale. Cin aveva ricavato un appezzamento fra gli alberi e l’aveva adibito ad orto. Un orto in cui coltivava verdure che a suo parere potevano piacere al suo Ale, e se proprio doveva nutrirsi, anche alla femmina Ghia. Ghia per Cin costituiva un incomodo: femmina, e magari procreatrice di cuccioli che avrebbero distolto Ale da lui. Pazienza! L’importante era che Ghia non si facesse vedere da Cin, lui la ignorava, lei facesse altrettanto. Ma che belle le ore trascorse con Ale! Il cinghiale gli si era affezionato, aspettava e seguiva nel bosco Cin come fosse il suo cagnolino. Un brutto giorno però Cin si era svegliato di colpo. Nel bosco risuonavano spari; cacciatori, coi cani. Cin non sapeva che fare, come intervenire, a che titolo… nel frattempo l’abbaiare, il lamento, lo sparo. Cin si era precipitato all’esterno, preoccupato, timoroso. Ed invece! Eccolo! Ale è lì che lo aspetta, quando Cin lo raggiunge Ale attende che lo strepito termini poi inizia a scendere, adagio, fino al luogo in cui si vedono le chiazze rossastre ed i rami spezzati. Ghia è scomparsa. Cin ed Ale sono soli del tutto. Da quel giorno Cin si assenta da casa soltanto per le incombenze indispensabili, ed Ale lo aspetta vicino al cancello. Cin ormai lo considera parte di lui. Trascorrono i mesi, ed un giorno Cin ricorda, comprende. Si guarda intorno, fra le mura della stanza in cui l’hanno rinchiuso e rimpiange il suo Ale, il cinghiale mai esistito tranne che nella sua mente. Ecco, doveva sapere fuggire al momento opportuno, invece, povero Cin, si era ostinato perfino a volere che Ghia morisse: ne era geloso. Troppo geloso, ostinato, perfino superbo, tanto da cadere nel laccio e perdere del tutto la libertà.
Scrivi un commento