Ai tempi della ristrutturazione dell’edificio, ho già dovuto assistere alla morte di molti alberi, in un giardino che ai tempi definivo incantato. Sospeso, cioè, verso il meglio. Ora, ho acconsentito io stessa alla morte di un albero, un grande acero, rosso scuro: era molto vicino all’abitazione, e d’autunno, le troppe foglie, cadendo, ostruivano sempre di più le grondaie. Prima che il giardiniere iniziasse a distruggerlo, di nascosto, da una finestra, ho fotografato il povero acero, quasi per onorarlo. Continuo ancora a sperare di riuscire a fuggire lontana dall’edificio, dal suo giardino. Gli alberi sono come gli amici, ed in questa prigione ne ho già davvero perduti troppi.
Scrivi un commento