Voglio correre via, fuori! Fuori da qui!

Voglio andare nel vecchio bosco di faggi, dove l’aria è ancora pura, e il silenzio parla di secoli di saggezza.

Dove la vipera, da dietro al tronco, ti studia con attenzione prima di scattare, semmai sia in grado di ingurgitarti tutto intero. Altrimenti, benevolmente ti risparmia per il lupo che ha i denti per masticare.

L’aria qui manca, il fiume di pazzi mi corre contro, vogliono andare verso la fornace dalla bocca spalancata che presto ci ingoierà tutti. L’odore di carne bruciata li eccita, li attira come falene alla fiamma della lanterna. Non mi lasciano passare. Mi urtano, mi graffiano, mi spingono e si spingono nell’anelo alla corsa. I visi stravolti. Gli occhi mangiati lasciano posto ad occhiaie nere come abissi. I cervelli liquefatti colano dalle narici, dalle orecchie sanguinanti. Le bocche spalancate, distorte dall’ira, emettono urla senza senso, del resto: cosa ha senso? Ognuno urla agli altri la sua demenza e l’insieme è una cacofonia oscena.

Nella penombra dei faggi c’è silenzio e profumo di muschio, ma ormai non è più il tempo. Intanto, la vipera attende immobile con pazienza.

Autore: Franco Garelli