Bella giornata, davvero calda. Un regalo insperato della metà del mese di ottobre. La fiera al paese si svolge in tutta tranquillità, la gente è arrivata perfino coi pullman e sono contenta di trovarmi in un luogo in cui tutti sembrano allegri, decisi a godersi le ore all’aperto. Giunta alla casa della mia amica ho parcheggiato all’interno del giardino della sua casa: fuori, le macchine erano quasi accatastate. Non appena sono arrivate tutte le persone che lei attendeva ci siamo incamminati per raggiungere la frazione in collina. Nel paese si trovano bancarelle di ogni genere; nella frazione, di primo pomeriggio, si sarebbe svolta la manifestazione dei falconieri. L’avevo già vista, ma valeva la pena di rivederla, forse ci sarebbe stata anche l’aquila; i falconieri in costume avrebbero aggiunto tanti nuovi particolari sulle origini e la storia della falconeria e noi spettatori ancora una volta saremmo tornati indietro nel tempo. La risalita alla frazione per mezzo del trenino locale purtroppo veniva sospesa: il trenino era stato progettato per i bambini, ed in salita il peso delle persone adulte era risultato eccessivo. Comunque, anche se il trenino avesse funzionato, data la ressa, sarebbe stato difficile accomodarcisi. Si saliva da ambedue i lati; io salgo insieme a due amiche da destra, da sinistra si fionda una signora insieme ad un bimbo e alla nonna…stiamo un po’ stretti, un po’ troppo, e la signora sentenzia che lei ha il bambino, ci guarda come se pretendesse le scuse e che noi schizzassimo fuori. Ma il bambino, secondo lei, costituiva un Passepartout insindacabile per la precedenza? Boh! Proprio vero che ciascuno crede di trovarsi al centro dell’universo! Tutti giù, il trenino avrebbe percorso solo il centro paese, così siamo saliti a piedi, Passepartout compreso. La frazione era organizzata per distribuire il pasto, da consumare nei vari cortili delle case tirate a lucido per l’occasione. Davvero belle, con angolini caratteristici, pieni di fiori, tanti tavoli e panche…mi divertivo. C’erano anche animali, asinelli, caprette, e una scrofa. Poverina, una mole inerme, rosea e lentigginosa, destinata quanto prima a finire su un banchetto salumi analogo a quello posizionato vicino a lei…non era il momento né il luogo per considerazioni del genere: io stessa avevo comperato i buoni per spezzatino e polenta, davvero ottimi. Il sole batteva, per fortuna eravamo vestiti a cipolla, e durante il pasto ci siamo ritrovati in maglietta. Tutti in buona armonia, chiacchieroni. Ci si spostava a turno per ritirare il cibo ai banconi dei vari cortili. Quello centrale era talmente pieno che la fila iniziava fin dalla stradina d’accesso. All’interno distribuivano acqua, vino, spezzatino, formaggio, polenta, il tutto condito dalla musica della fisarmonica e dalle voci di due volonterosi, un filino avvinazzati. Il giusto. Tutto piacevole. Ad un certo punto, il marito dell’amica presso cui avevo parcheggiato la macchina ritarda a tornare con il vassoio dei bis. Quando arriva è di umore incerto. Poi, racconta. Quanto ridere! E’proprio il caso di ripetere che troppo spesso ciascuno crede di trovarsi al centro dell’universo, interpretando ogni cosa a suo modo. Era accaduto che l’uomo si trovasse in fila, una fila molto serrata, quindi egli aveva dovuto addossarsi alla persona che lo precedeva. Questa persona non era capace di mantenere la postazione, la gente si infilava, lui voleva sbrigarsi e finiva col premere su questa persona, che lo precedeva. D’altra parte tutti avevano fame, fretta, finendo appunto col premere su chi precedeva. Finalmente, giunti davanti al bancone, l’uomo era riuscito a sgusciare dalla fila, a collocarsi di fianco a quella persona, una donna, che l’aveva guardato malissimo. “Oh, quindi è lei…meno male che ha finito di ‘appoggiarsi’…che malizioso! A dir poco!…”. La gente intorno ascolta, interessata, la donna fulmina l’uomo con gli occhi, abbassando lo sguardo in direzione dei genitali. Il malcapitato comprende. Sapendo che una volta prelevato il suo cibo egli avrebbe dovuto alzare e mantenere in equilibrio il vassoio, pesante, per maggior precauzione l’uomo si era legato il giubbotto alla vita; le maniche formavano un groppo di discreto spessore, che, data la calca, era stato premuto a lungo contro la schiena della signora. La quale, imperterrita, pur squadrando l’uomo di fronte, ed avendo quindi dovuto notare quel groppo, invece di ricredersi, di calmarsi, sibila a voce alta ” Porco Molestatore!”. Molti ridono, senza capire la reale dinamica della vicenda; l’uomo si sente in imbarazzo, si scoccia e non vede l’ora di andarsene. Fra l’altro, almeno si fosse trattato di una bella signora! Macchè. Quella vipera era più brutta che acida! Il Molestatore, raccontando, alla fine ride per primo, tutti ridiamo: pensando anche che, in una giornata talmente semplice, con tanto sole e tanta allegria, c’è sempre qualcuno che vuole rovinarsi la vita e si ostina a rovinarla ai suoi simili. Peccato… soprattutto per lui.